Sei un artista autodidatta. Oltre a un gran talento, serve una forte volontà per riuscire a condursi attraverso un percorso che immagino difficile. Cosa ti spinge? Quali sono gli ostacoli che hai incontrato e come li hai superati?
Certamente il percorso è difficile, ma credo che alla fine se sei autodidatta o hai fatto delle lezioni, la difficoltà nel crearti il tuo spazio nel mondo dell’arte è lo stesso.
Essere artista, come professione, non è solo dipingere, ma devi anche imparare a fare marketing, a lavorare ogni giorno sui social media, devi spedire i dipinti e trovare le gallerie d’arte, devi saperti fare da web-master, fotografare bene il tuo lavoro, trovare dei collezionisti, imparare a fare le vendite… E ho scoperto che anche se hai fatto un corso di belle arti, a nessuno vengono insegnate queste “seconde professioni” dell’artista.
D’altra parte, secondo me, ci sono due elementi più propriamente artistici che sono essenziali per essere un artista: avere la tecnica, e essere una persona creativa. La tecnica, alla fine, è come imparare un’altra lingua, ma nel caso della pittura, una lingua senza parole. Tutti noi possiamo imparare una nuova lingua a livello molto basico e avere quella sensazione di essere bravi, ma arriva poi sempre un giorno in cui qualcuno ha una conversazione più profonda con te, e tu non riesci a esprimerti come faresti nella tua lingua materna.
Per dipingere bene devi, saper parlare il linguaggio della pittura, e anche imparare a leggere la natura in una forma molto precisa e analitica. Una volta che hai imparato bene la lingua della pittura (allo stesso livello della tua lingua materna), arriva il momento in cui riesci a spiegare tutto quello che vuoi spiegare senza nessuna limitazione.La creatività per me è l’aspetto più importante. E non dico creatività solo nel senso di immaginazione, dico creatività anche nel senso di libertà di pensiero e di capire la realtà in una forma diversa. Per me la persona che ha solo la tecnica è più un artigiano che un artista.
Tra gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato nomini Modigliani. Quali sono gli elementi del pittore italiano che più ti hanno colpito? Dove possiamo rintracciarli all’interno delle tue tele?
Certo, Modigliani è uno degli artisti che più mi hanno affascinato da ragazzo.
Per me, dipingere è sempre stato una forma per capire meglio me stesso e gli altri. In questo senso, Modigliani mi ha affascinato sempre per la sua passione per gli esseri umani e le loro emozioni. Forse non c’è traccia della influenza di Modigliani nei miei lavori, ma c’è nel modo in cui guardo e capisco il mondo di fronte a me.Ci sono tantissimi artisti che mi possono avere influenzato (Picasso, Van Gogh, Freud, Bacon, Schiele, etc…), e di ognuno rimane qualcosa nei miei lavori.
Un artista amico mio, dieci anni fa mi aveva detto: per essere artista devi uccidere il padre e la madre. In quel momento della mia vita non capivo cosa volesse dirmi con quella frase, ma tempo dopo, ho capito il senso: essere te stesso, senza l’influenza degli altri artisti. Quindi questa è la mia filosofia!
Dipingi sia ad olio che con gli acquarelli. Quali sono le maggiori differenze che noti nei tuoi quadri? Quando scegli un mezzo piuttosto che l’altro?
Quello che più mi piace è che ogni mezzo mi fa dipingere in un modo diverso. Inoltre, ciascuno ti fa imparare cose diverse che dopo puoi introdurre nell’altro.
La pittura ad olio è quella che mi piace di più. È il mezzo che mi permette di essere me stesso e raccontare quello che voglio nella forma più precisa. Un altra differenza che poi ho notato, è che l’olio è un mezzo con cui si dipinge lentamente. A volte devi aspettare un paio di giorni per avere asciutto lo strato di olio e ritornare a lavorare sul dipinto. Invece, l’acquarello e un mezzo più veloce per lavorare.
In base a cosa scegli i soggetti dei tuoi quadri? Quali sono gli elementi estetici ed emotivi che ti attraggono di una figura?
Il soggetto che più dipingo è me stesso, dopo gli amici o la mia famiglia. Non riesco a dipingere persone che non abbiano una qualche connessione con me.
Da ragazzo avevo problemi personali, e non sapevo come superare emotivamente quello che vivevo. Il primo dipinto che ho fatto è stato un autoritratto, e per qualche motivo non ho mai smesso. Dipingere me stesso è stato il mio modo per imparare chi sono, ad un livello molto profondo, e così avanzare nella vita senza avere bisogno di andare dallo psicologo…
Sul tuo sito riassumi i tuoi quadri come ritratti di persone “melancoliche, fragili, timide ed introspettive”. La ricerca di questi sentimenti cosa ci dice della tua idea di pittura?
Non è che lavoro con questa idea in mente. Queste emozione vengono fuori naturalmente. A volte ho fatto un dipinto e ho pensato: “guarda che dipinto allegro che ho realizzato!”, e la gente mi diceva che non era allegro, che aveva una carica grandissima di tristezza. Dico sempre che ho una deformazione professionale nel modo in cui interpreto questi sentimenti o emozioni nelle persone. Posso vedere la felicità su una faccia triste, nei piccoli dettagli; e vedere la melancolia su una faccia allegra. Tutto ciò che è relativo alla tristezza e alla melancolia, sembra avere una connotazione negativa nelle persone perché pensiamo che si possa essere solamente tristi o contenti. Però in noi abitano contemporaneamente un sacco di sentimenti antagonisti , e forse questo è quello che riflettono le mie figure.
In molti tuoi quadri c’è un’enfasi sulle mani. Cosa ti intriga di questa parte del corpo?
Certo! Il motivo principale e perché le mani sono, dopo la testa, l’elemento più visibile e espressivo delle persone. Le persone possono fingere un pochino con la faccia, ma le mani raccontano sempre la verità di come ti senti e come sei,allo stesso modo del viso.
Quale è la soddisfazione maggiore che ti da un quadro finito? Quanto fatichi a staccarti da una tela ed iniziarne un altra?
La soddisfazione più grande è quando hai deciso di finire un dipinto nel momento opportuno, non troppo presto nè troppo tardi. Sono quei tipi di dipinti che hanno una naturalità ed espressività che non puoi trovare in quelli che invece sono troppo elaborati. Lavoro sempre su un dipinto alla volta, così mi concentro pienamente in quello che sto facendo.
Da Barcellona ti sei trasferito in Italia. Hai notato differenze nell’approccio al mondo dell’arte? C’è stata qualche trasformazione nei tuoi quadri?
La verità è che non ho nemmeno cercato delle gallerie d’arte o delle opportunità per fare delle mostre in Italia. Un paio di anni fa ho cercato di fare alcune mostre qua a Milano, e anche a Bologna, ma senza fortuna. Certamente trovo una trasformazione nei miei dipinti. Ogni volta che hai delle nuove esperienze nella vita, cambi come persona, e questo si riflette sui quadri. Il trasferirsi dalla Spagna in Italia è un cambiamento molto grande in tutti i sensi, che ti fa crescere come individuo. Conosci nuove persone, parli un’altra lingua, e stimoli il cervello tutto il tempo con cose per te nuove. Come ho detto: la pittura è un riflesso di te stesso. Cambi tu, e cambia lei!
Qualche consiglio per chi vuole imparare a dipingere da autodidatta?
Posso solo dire: imparare imparare imparare, e, lavorare lavorare lavorare. Può sembrare scontato, ma l’unico modo per diventare bravi è facendo queste due cose, sempre…anche se lavori con le gallerie d’arte e sei un professionista . Quell’immagine dell’artista che lavora quando è ispirato e che ha un talento innato è per me completamente sbagliata. Gli artisti che sono arrivati più in alto, ci sono arrivati perché lavorano tantissime ore.
Una colonna sonora che consiglieresti per i tuoi quadri?
Mi piace tantissimo la musica, e ho suonato in diversi gruppi per tantissimi anni. La musica è la mia seconda passione. Però quando lavoro, posso ascoltare solo quella musica che conosco da sempre, così la mia mente non si concentra sulla musica che suona, e mi posso invece concentrare sulla pittura.La mia lista di gruppi preferiti, che possono essere la colonna sonora dei miei dipinti è questa: Smashing Pumpkins, Sunny Day Real Estate, American Football, Explosions In The Sky, Do Make Say Think, etc…
I tuoi prossimi progetti?
Al momento non ho nessun progetto, tipo mostre, per la testa. Quello che sto facendo è imparare meglio certi aspetti della pittura che non avevo visto prima di trasferirmi in Italia. Come ti ho detto prima, la mia pittura è cambiata, ho avuto la necessità di dipingere cose che non avevo fatto prima, e adesso sto lavorando per mescolare tutto il nuovo che ho imparato sulle linee dei miei lavori precedenti.
Skarno.
Skarno’s website interview: OTERO CARBONELL, LA PITTURA COME APPRENDIMENTO